LO SPOSO È VENUTO, VIENE, VERRÀ
Mi sono chiesto: come avrebbe meditato queste letture, questa Parola di Dio S. Teresa Benedetta, martirizzata esattamente 80 anni fa come oggi?
Lei, la Patrona della nostra comunità, non è un'immagine sui social; non è solo un modello ma una sorella che intercede davanti al Crocifisso: per la nostra comunità, le nostre famiglie, i nostri giovani. Perché il Vangelo dia senso alla nostra vita, gioia e coraggio per affrontare il futuro molto difficile.
RIASCOLTIMO LA PAROLA DI DIO volendo scoprire come proprio questa Parola che ha trasformata la sua vita, potrebbe cambiare anche la nostra.
La parabola delle 10 vergini
- Lo Sposo che è già venuto, viene e verrà! Non è assente: (cfr. il metodo di Dio)! Viene per offrire una festa di nozze, segno di una pienezza umana. Lavora con pazienza perché nessuno si perda.
- Però bisogna stare svegli, vigilare: attendere è un modo di esistere, uno stile di vita. Ciascuno di noi è chiamato ad alimentare la fiamma della fede per andare incontro allo Sposo.
- Questo modo di esistere è trasfigurante: non è un insieme di riti, impegni, ascesi, divieti. È un evento, un incontro con Lui che ci chiama per renderci capaci amare come Lui. Allora è decisivo cogliere í segni di Lui è già qui.
La pensiamo in quel 9 agosto 1942, mentre viveva gli ultimi attimi di vita terrena nella camera a gas del campo di concentramento di Auschwitz. Chissà quanta paura, quali angosce in lei e in chi le stava accanto. Ma la sua lampada era accesa, come ci ricordano le sue parole riportate oggi sulla targa commemorativa posta in quel campo di concentramento: "L'amore sarà per sempre la nostra eterna vita". Anche di fronte a una morte terribile, l'Amore che si dona, come Gesù sulla croce, ha già vinto. È la testimonianza del cristiano che nell'oscurità della storia, nel buio dei nostri giorni apre albe luminose e giorni nuovi con il Signore della Vita.
- Nella prima lettura (Osea 2, 15 ss). Osea vive un dramma personale. Ha sposato una donna che lo ha tradito e abbandonato. Ma il profeta ha continuato ad amarla, nonostante tutto, e la riaccoglie dopo averla messa alla prova. Questa esperienza gli serve come simbolo per esprimere lo stile, la condotta di Dio nel suo rapporto con Israele. Dio non vuole che i suoi figli abbiano un cuore diviso. "Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di me più che gli olocausti". Dio non abbandona il suo popolo anche se si è venduto come una prostituta ma lo riconduce nel deserto, per convertirlo e liberarlo. Così dice al suo popolo "diventa l'amata come sposa...Io ti amerò per sempre come sposa". Il popolo, che è in esilio, ritrova nell'Alleanza unità, gioia, sicurezza, vita.
- Anche Edith vive una situazione di distanza da Dio prima della conversione. Da atea però cerca la verità con inquietudine nella filosofia, senza trovare ristoro alla tua fame e alla tua sete. E si sente raggiunta, nel deserto dal suo amore.
Non si sente più l'abbandonata ma si sente la ricercata e desiderata, amata da Lui: sceglierà di essere la sua sposa per sempre seguendolo anche sulla strada della croce.
Scriverà a questo proposito: "l'essere "sposa di Cristo", non è prerogativa solo di una consacrata, ma di ogni anima che cerca Cristo: "Non vi è vocazione più eccelsa della "sposa di Cristo" e colei cui egli apre questa via non deve certo desiderarne altre. Essere tutti di Dio, donarsi a Lui, al suo servizio, per amore, è questa la vocazione non solo di alcuni eletti, ma di ogni cristiano; o consacrato o non consacrato, o uomo o donna. Ognuno è chiamato alla sequela di Cristo. E più ciascuno avanza su questa via, più diventerà simile a Cristo Così la sequela di Cristo porta a sviluppare in pieno l'originaria vocazione umana: essere vera immagine di Dio"[1]
Lettera agli Ebrei 10, 32 — 38.
... "Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà: ma se cede, non porrò in lui il mio amore. Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima".
Paolo ricorda agli Ebrei ai suoi uditori, l'esperienza di illuminazione quando furono evangelizzati e battezzati. E poi quanto hanno dovuto patire a causa della fede cristiana: furono insultati, perseguitati. Alle loro sofferenze si aggiunsero anche il soffrire sperimentato condividendo i patimenti dei fratelli perseguitati. Ma ricorda che la loro sopportazione si è mutata in gioia, per la consapevolezza di possedere beni spirituali ben più preziosi dei beni a loro confiscati. E invita a resistere, perseverando nella volontà di Dio, che mantiene le sue promesse. Il mio giusto vivrà in virtù della fede". L'apostolo incoraggia a lottare: poiché la vita è una lotta, che la fede è una lotta, da affrontare con perseveranza.
La Santa racconta che il suo primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette a chi la porta, fu nella morte di un suo amico carissimo. Andando a casa di sua moglie, anch' essa ebrea appena convertitasi al cristianesimo, pensava di trovarla nella disperazione, e invece vede in lei la consolazione della fede e la luce della speranza. Iniziò li la sua conversione: nella scoperta di un Dio che si fa vicino a noi, nella gioia come nella sofferenza, e condivide con noi ogni nostra esperienza, dandoci la forza di lottare, anche sulla croce, e di far fiorire il deserto, anche attraverso la croce. Per questo, pure nel nome da carmelitana, "Santa Teresa Benedetta della Croce", ha voluto che ci fosse la Croce. Scrive nella festa della Esaltazione della Croce, il 14 settembre del '39. "Contempla il Crocifisso: tu sei la sua sposa... Il predicare la croce sarebbe cosa vana, se non fosse in realtà espressione di una vita vissuta in unione col Crocifisso. [2] Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere seriamente l'alleanza con Lui? Quale sarà la tua risposta? "Signore, dove andare? Tu solo hai parole di vita eterna" (Gv 6,68)" [3]
Una croce che Edith ha vissuto anche nello stare vicina alle sofferenze del tuo popolo ebraico, mostrandoci che chi ha incontrato Cristo non può tacere di fronte alle ingiustizie, alle discriminazioni, ai poteri che vogliono soffocare i diritti degli altri, e che seminano l'intolleranza e l'odio. La sua testimonianza è richiamo forte anche per la nostra società di oggi.
Allora Edith, amica e sorella, aiuta anche noi a cercare ciò che veramente da un senso alla nostra vita e al nostro essere Comunità: l'essere dono come Gesù è stato dono, come tu sei stata dono. Aiutaci a sentire, anche in questa Eucaristia, quanto il Signore ci ama e quanto desidera saziare la nostra farne di vita, rendendoci sempre più simili a Lui. E questo possa esserci di sostegno nei nostri deserti e nelle nostre croci e lotte quotidiane, che offriamo a Lui con amore, per riscoprire che ciò che ci unisce in Cristo Gesù, sarà sempre più forte di ogni nostra umana debolezza.
NOTE
[1]Stein E., La donna
[2]Stein E., Scientia Crucis
[3]Stein E., Ave Crux, Spes Unica