CARITAS

Caritas è nata infatti nel 1971 per volere di Paolo VI, nello spirito di rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II, con lo scopo di promuovere, all’interno della comunità cristiana, la testimonianza della carità.

Oggi, con questo breve articolo, non vorremmo tanto parlarvi delle attività svolte dalla Caritas (Clicca qui per visualizzare l'articolo dedicato) quanto del “modo” e dello “stile” con cui la Caritas cerca di intervenire nelle diverse situazioni di bisogno.

Sarebbe bello chiedere a ciascuno di voi che idea si è fatto della Caritas; probabilmente alcuni di voi identificherebbero unicamente la parola Caritas con “l’assistenza ai poveri” ma non è solo questo.

La Caritas si impegna soprattutto ad avviare dei percorsi di accompagnamento che abbiano al centro la persona, la sua dignità, nello stile della “condivisione e prossimità”.

Le persone che si trovano in una situazione di bisogno possono contattare la nostra Caritas telefonando ad un numero di cellulare (che trovate indicato su Il Ponte di questa settimana) al quale risponde una volontaria del Centro di Ascolto “Don Tonino Bello” che come prima cosa fissa un colloquio con due volontari.

Il Centro di Ascolto è il luogo concreto dove le persone in difficoltà possono incontrare dei volontari preparati per ascoltarle e accompagnarle nella ricerca di soluzioni ai propri problemi.

Spesso è difficile chiedere e venire a bussare alla porta della Caritas, e quindi è importante far sentire queste persone accolte, e non giudicate, partendo dal presupposto che ciascuno di noi ha le proprie debolezze e fragilità, e nessuno può permettersi di giudicare o ritenersi migliore degli altri.

A seguito di questo colloquio viene redatta una relazione così da permettere all’ équipe degli operatori del Centro di Ascolto di  individuare insieme il tipo di aiuto– non solo materiale – da fornire, in un percorso che, nei limiti del possibile, possa progressivamente portare le persone a valorizzare le loro risorse, senza creare situazioni di dipendenza.

“Accompagnare” è una parola che la Caritas fa propria, nel senso vero del termine, che significa “spezzare insieme il pane, fare insieme un tratto di strada, condividere una parte faticosa del cammino di chi è nel bisogno, in un farsi vicini per restituire la speranza e la voglia di andare avanti”.

Ci accorgiamo della bellezza e al tempo stesso della difficoltà della relazione con chi è nel bisogno. Da un lato si sente quanto questo servizio sia coinvolgente, e sia animato dal desiderio di poter aiutare chi si trova in una situazione di necessità; dall’altro, è necessario non lasciarsi coinvolgere troppo, anche per riuscire a guardare con lucidità le situazioni che incontriamo.

Quando si ha la grazia di vedere che dopo un percorso di accompagnamento la vita di una persona cambia, questo dona una gioia che ci fa bene ed illumina anche il nostro cammino.

Solo a titolo di esempio, abbiamo accompagnato persone che, dopo aver a lungo ricevuto aiuti dalla Caritas, sono riuscite a trovare un lavoro e a rendersi autonome, altre che, pur in una situazione di bisogno, non hanno perso la capacità di aiutare e di guardare anche alle sofferenze degli altri.

Non possiamo dimenticarci l’incontro di alcuni anni fa di una donna in attesa del terzo figlio che pensava di abortire perché, avendo già due figli e lavorando, temeva di perdere il lavoro. Opportunamente accompagnata, aiutata e indirizzata ai Servizi competenti, ha portato a termine la sua gravidanza, dando alla luce un bambino bellissimo.

 

La Caritas cerca quindi di accendere una speranza nella vita di chi sta vivendo un momento di difficoltà. Ma quello di “accendere una speranza” è una responsabilità a cui ciascuno di noi è chiamato.

La Caritas, volendo promuovere la testimonianza della carità all’interno della comunità, ci ricorda proprio questo: ognuno di noi, nella propria vita quotidiana, ha un “mandato alla carità”, perché è chiamato ad essere dono per gli altri.

Le modalità con cui vivere questa dimensione possono essere molteplici e richiedono la nostra creatività e fantasia.

Lo scorso anno, per esempio, alcuni giovani si sono offerti a dare ripetizioni gratuite a dei ragazzi, le cui famiglie non avrebbero potuto permettersi delle lezioni a pagamento, un’azienda del nostro territorio si è offerta di sostenere gli studi e le attività di stage di due adolescenti le cui famiglie sono seguite dalla Caritas, c’è anche chi dona gratuitamente mobili dismessi ma in buono stato – aiutando così coloro che non possono permetterseli.

La Giornata Caritas ci ricorda proprio questo: tutti noi possiamo seminare segni di risurrezione nella vita degli altri. E alla fine riceveremo molto più di quanto abbiamo donato.