Prenditi un po' di tempo
Per riflettere

Giovedì santo 2021

Ascoltiamo p. Francesco: “ … è il   Giovedì Santo: con la Santa Messa “nella Cena del Signore”, è iniziato inizio il Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo, che è il culmine di tutto l’anno liturgico e anche il culmine della nostra vita cristiana”. Sarà una celebrazione e ed una esperienza di gioia, un itinerario alla gioia. In questa pandemia, in questo tempo di tribolazione e di lutti. Non sto scherzando. Come è possibile quando anche ieri più volte le campane suonavano agonie e funerali? Quando il Covid fa strage dappertutto? 

 

Invitare alla gioia potrebbe sembrare uno scherzo di cattivo gusto, una stupida provocazione. Ma sentite cosa dice Gesù al termine del suo Triduo, che vuole condividere con noi nel Vangelo di Matteo. Sono parole rivolte alle donne che erano lì per ungere il cadavere e si accorgono che la tomba è vuota: e in fuga per lo stupore incontrano proprio LUI! 

Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.  Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».

Quello che ci ha detto la Parola non è un insegnamento su un modello impossibile da imitare, una favola per adulti!!! Ma è un evento vero, attuale dove nel tempo ci raggiunge la Trinità: l’Amante, cioè il Padre, L’Amato cioè il Figlio, l’Amore cioè lo Spirito. UN RACCONTO CHE RAGGIUNGE NOI. Il Signore ci parla di sé e di noi, come ha raggiunto le donne!  

Siamo contemporanei! Lui è qui. Ma come si arriva alla gioia? Attraversiamo con Lui  tre giorni, sia nel rito, nelle celebrazioni, sia nella vita.

  1. Gesù come uomo, anche,ha potuto prevedere sempre più con chiarezza e consapevolezza la sua morte[1]. Non è stato un imprevisto. Più volte si era sottratto alla lapidazione. Si esponeva al rischio della morte.
  2. Più volte ne ha parlato con la cerchia dei suoi discepoli. Non lo ha nascosto o tenuto per sé. Eloro non erano d’accordo (- Vade retro, Satana!).
  3. Gesù stesso, con le Parole dell’ultima cena, ha indicato il senso che avrebbe avuto la sua morte, guardata in faccia con amore e per amore nostro e ha consegnato tale senso a noi nell’Eucaristia.[2]

Così ogni volta che riceviamo l’Eucaristia ci viene data, con la Parola, la conoscenza e l’intimità profonda con Gesù, il suo amore folle, una conoscenza di fede e di amore: di un amore che crede e di una fede che ama. La gioia di vivere le beatitudini, la sua gioia, la gioia di donarsi al prossimo, e di costruire un mondo nuovo, come Lui lo sogna. Un regno di giustizia e pace. 

Il Vangelo di Giovanni, che completa i tre sinottici, di questa celebrazione, ricordando anche  la lavanda dei piedi, ( per 8 volte il verbo lavare) cioè  esprime il medesimo significato dell’Eucaristia sotto un’altra prospettiva. Gesù – come un servo – lava i piedi di Simon Pietro e degli altri undici discepoli (cfr Gv 13,4-5). Con questo gesto profetico, Egli esprime il senso della sua vita e della sua passione, quale servizio a Dio e ai fratelli: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45). La sua Pasqua ci rende servi per amore!!! Che è il senso della nostra vita Papa Francesco dice. “Questo è avvenuto anche nel nostro Battesimo, quando la grazia di Dio ci ha lavato dal peccato e ci siamo rivestiti di Cristo (cfr Col 3,10). Questo avviene ogni volta che facciamo il memoriale del Signore nell’Eucaristia: facciamo comunione con Cristo Servo per obbedire al suo comandamento, quello di amarci come Lui ci ha amato (cfr Gv 13,34; 15,12). Se ci accostiamo alla santa Comunione senza essere sinceramente disposti a lavarci i piedi gli uni agli altri, noi non riconosciamo il Corpo del Signore. E’ il servizio di Gesù che dona sé stesso, totalmente.

Il vangelo secondo Luca racconta la Cena così: “Quando fu l'ora, GESU’ prese posto a tavola e gli apostoli con lui,  e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,  poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio».  E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi,  poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non regno di venga il Dio».

Questo è il suo ardente desiderio. Egli vuole costruire la nostra comunità come vuole Lui Vivere la fraternità piena con noi e creare con noi una comunità nuova. Qui, una comunità segno e profezia? Perché in questo cambiamento d’epoca si capisca che, quelli che vanno in chiesa, sono alternativi alla logica mondana. Non supponenti, non lamentosi, che magari stanno a lla finestra a spettegolare e criticare…

Com’è la Chiesa, la comunità che nasce dalla Pasqua? Comunità unita nella diversità, convivialità delle differenze. Così nel mondo nel nostro piccolo mondo varesino sapremo affrontare le sfide del terzio millennio, con coraggio e speranza, insieme a tutti gli uomini di buona volontà.

Una comunità che vuole condividere. Restituire in maniera grata quello che siamo e che abbiamo ricevuto, con semplicità. Il miglior modo per godere della vita è di donarla. Come fanno molti testimoni in tutto il mondo. Come …

“Andrea Santoro, sacerdote della diocesi di Roma e missionario in Turchia. Qualche giorno prima di essere assassinato a Trebisonda, scriveva: «Sono qui per abitare in mezzo a questa gente e permettere a Gesù di farlo, prestandogli la mia carne … Si diventa capaci di salvezza solo offrendo la propria carne. Il male del mondo va portato,  il dolore va condiviso, assorbendolo nella propria carne fino in fondo, come ha fatto Gesù” (A. Polselli, Don Andrea Santoro, le eredità, Città Nuova, Roma 2008, p. 31).[3]

 

  1. Facciamo insieme verità sul nostro desiderio, sui nostri desideri? Cosa desideriamo nella nostra vita? Cosa ci spinge a vivere? Cosa cerchiamo? (v. adolescente del Varesotto che dice al suo prete: Don, non ho più voglia di far niente). 
  2. Chi è per te il Risorto? Che rapporto hai con Lui? Credo che è vivo oggi nei suoi Misteri e nella Liturgia lo incontro, nel dono di me stessa, nella famiglia, nella carità?
  3. Come vivo e costruisco insieme la nuova comunità pastorale. Come amo questa chiesa, per la quale Cristo è morto?

 

NOTE

[1] Martini, Incontro al Signore Risorto, San Paolo, 2012 pag. 210

[2]  Ivi, pag. 2012

[3] Papa Francesco, introduzione al Mistero Pasquale,