Nell’estate del 1940, dopo svariate peripezie, anche la sorella Rosa raggiunge Edith a Echt e per qualche mese possono condurre una vita regolare, non turbata dagli avvenimenti esterni: tuttavia la loro situazione rimane precaria. Suor Teresa Benedetta si rimette completamente nelle mani di Dio, come scrive alla sua priora: “ … ormai non vorrei fare più nulla per ciò che riguarda la mia stabilità […] mi va bene qualsiasi cosa. Non si può acquisire una “scienza della croce” se non si arriva a sondare a fondo il mistero della croce. Ne sono stata convinta fin dal primo istante e ho detto dal profondo del mio cuore: Ave crux, spes unica!”.

Nel 1941 la priora di Echt chiede a suor Teresa Benedetta di intraprendere la redazione di un lavoro Scientia Crucis sull’opera di San Giovanni della Croce, in vista del 4° centenario della nascita di questi (1542): in quest’opera, nella quale si rileggono e si commentano i principali testi del Santo, Edith spiega come si possa giungere alla conoscenza di Dio attraverso l’unione mistica con Lui. È un’unione che si ottiene partecipando innanzitutto alla Croce di Cristo che comporta, come primo passaggio, la morte di tutto ciò che dentro di noi si oppone a Dio: Gesù «apre le  chiuse della misericordia del Padre su tutti coloro che hanno il coraggio di abbracciare la croce e il Crocifisso. Su di loro riversa la sua vita e la sua luce divina ma, dal momento che devono annientare tutto ciò che fa da ostacolo, potranno in un primo tempo dare l’idea di causare buio e morte. È la notte oscura della contemplazione, la morte in croce dell’”uomo vecchio”. Più la sollecitazione dell’amore si fa potente, più l’anima vi si abbandona senza riserve e più buia sarà la notte e dolorosi i tormenti di morte. Il crollo totale della natura umana lascia uno spazio sempre più grande alla luce soprannaturale e alla vita divina. Questa si impadronirà delle forze naturali, per spiritualizzarle e divinizzarle. Così si compie in qualche modo una nuova incarnazione di Cristo nel cristiano e una vera e propria risurrezione a partire dalla morte in croce. L’uomo nuovo porta nel suo corpo le stigmate di Cristo, che sono una specie di ricordo della miseria del peccato da cui è sorto alla vita divina e del prezzo che si è dovuto pagare per il suo riscatto».

All’inizio dell’anno 1942 è chiaro che i tedeschi hanno in programma per l’Olanda lo sterminio sistematico degli ebrei e Suor Teresa Benedetta si trova nella stessa situazione di Colonia: per evitare pericoli alla sua comunità di Echt pensa ancora di esiliarsi e fuggire in Svizzera oppure in Spagna, ma l’impresa si rivela tragicamente impraticabile. Intanto la Gestapo punta l’attenzione sulle due sorelle che vengono convocate nell’ufficio di Maastricht mostrandosi violenti poiché sulla carta di identità non è segnata la grande J che denuncia la loro origine ebrea.

Il 7 luglio 1942 l’episcopato cattolico dei Paesi Bassi in accordo con i Sinodo delle Chiesa riformata, invia a Seyss-Inquart, commissario del Reich, un telegramma di protesta contro le misure di cui son vittime gli ebrei, ecco il documento: «I sottoscritti …, profondamente toccati dalle misure eccezionali prese contro gli ebrei e tendenti ad escluderli dalla vita sociale, hanno appreso con orrore la notizia delle deportazioni di massa di intere famiglie ebree: uomini, donne e bambini inviati nei territori dell’Est controllati del Reich. Il dolore che viene così a olpire decine di migliaia di persone, la certezza che tali misure contrastano con il profondo senso morale del popolo olandese e, soprattutto, si oppongono ai comandamenti di Dio che riguardano la giustizia e la misericordia, obbligano i capi delle comunità cristiane a rivolgere un appello pressante, con lo scopo di prevenire, se possibile, simili misure. Per i cristiani di origine ebrea la nostra richiesta si fa ancora più insistente, dal momento che le disposizioni sopraccitate mirano ad escluderli dalla vita stessa della Chiesa». Il commissario aggiunto Smith risponde concedendo poco e rimanendo evasivo sulla questione di fondo, quindi i vescovi e la maggior parte dei ministri riformati leggono pubblicamente in Chiesa domenica 26 luglio il messaggio inviato a Seyss-Inquart. La reazione è immediata, ecco il documento delle SS:

“OGGETTO: EVACUAZIONE DEGLI EBREI CRISTIANI BATTEZZATI […] IL COMMISSARIO DEL REICH HA DATO LE SEGUENTI DISPOSIZIONI: 1) ACCERTARSI AL PIÙ PRESTO IN QUALI CHIESE EVANGELICHE È STATA FATTA LA DENUNCIA DAL PULPITO, CON LETTURA DEL TELEGRAMMA DEL COMMISSARIO DEL REICH. 2) VISTO CHE I VESCOVI CATTOLICI SI SONO IMMISCHIATI NELLA FACCENDA - MALGRADO NON FOSSERO TOCCATI PERSONALMENTE - TUTTI GLI EBREI CATTOLICI VERRANNO DEPORTATI ENTRO QUESTA SETTIMANA. NON SI TENGA CONTO DI NESSUN INTERVENTO IN LORO FAVORE. IL COMMISSARIO GENERALE SCHMIDT DARÀ RISPOSTA PUBBLICA AI VESCOVI IL 2.8.1942, NEL CORSO DI UNA MANIFESTAZIONE DI PARTITO NEL LIMBURGO”.