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Sintesi delle diposizioni civili e canoniche circa l’emergenza COVID-19 in vigore nell’Arcidiocesi di Milano al 17 aprile 2020.

LA VITA ORDINARIA DELLE PARROCCHIE

  1. Le chiese rimangano aperte. Siano esposti degli avvisi che ricordino di mantenere sempre le distanze di sicurezza. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, sul proprio sito Internet istituzionale, il 15 aprile 2020 ha precisato che “L’accesso ai luoghi di culto è consentito, purché si evitino assembramenti e si assicuri tra i frequentatori la distanza non inferiore a un metro. È possibile raggiungere il luogo di culto più vicino a casa, intendendo tale spostamento per quanto possibile nelle prossimità della propria abitazione. Possono essere altresì raggiunti i luoghi di culto in occasione degli spostamenti comunque consentiti, cioè quelli determinati da comprovate esigenze lavorative o da necessità, e che si trovino lungo il percorso già previsto, in modo che, in caso di controllo da parte delle forze dell'ordine, si possa esibire o rendere la prevista autodichiarazione. Resta ferma tuttavia la sospensione di tutte le cerimonie, anche religiose.” I fedeli che si recano nella chiesa più vicina alla loro abitazione possono autocertificare o dichiarare alle Forze di Polizia di muoversi per “situazione di necessità”. I sacerdoti e i diaconi possono raggiungere le chiese a loro affidate per la cura pastorale autocertificando o dichiarando alle Forze di Polizia di muoversi per “comprovate esigenze lavorative”. Modelli dei moduli di autocertificazione sono disponibili sul sito dell’Ufficio Avvocatura;
  2. Le Messe con il concorso di popolo rimangano sospese, i presbiteri sono invitati a celebrare quotidianamente senza popolo. Per garantire un minimo di dignità alla celebrazione, accanto al celebrante sia assicurata la partecipazione di un diacono, di chi serve all’altare, oltre che di un lettore, un cantore, un organista ed, eventualmente, due operatori per la trasmissione. La Nota del Ministero dell’Interno del 27 marzo conferma che “Le celebrazioni liturgiche senza il concorso dei fedeli e limitate ai soli celebranti ed agli accoliti necessari per l’officiatura del rito non rientrano nel divieto normativo (…) I partecipanti alle celebrazioni, se sottoposti a controllo da parte delle Forze di polizia, potranno esibire l'autocertificazione in cui dichiarano nella causale "comprovate esigenze lavorative". Sebbene il servizio liturgico non sia direttamente assimilabile a un rapporto di impiego, tale giustificazione è ritenuta valida e non saranno applicate sanzioni per il mancato rispetto delle disposizioni in materia di contenimento Covid-19.” Tale disposizione, inizialmente valida per la sola Settimana Santa, resta in vigore, come precisato dalla Nota della Conferenza Episcopale Italiana del 15 aprile 2020, Modelli dei moduli di autocertificazione sono disponibili sul sito dell’Ufficio Avvocatura.
  3. Non si organizzino neanche celebrazioni della penitenza, adorazioni eucaristiche, adorazioni della Croce o Via Crucis con concorso di popolo;
  4. Si sospendano anche:
    1. i matrimoni, se non in caso di vera necessità, adottando gli accorgimenti che seguono;
    2. i Battesimi, se non in pericolo di morte, adottando gli accorgimenti che seguono;
    3. le celebrazioni esequiali.
    Siano celebrati, tuttavia, la benedizione del sepolcro e il rito della sepoltura (o della deposizione delle ceneri) come previsto dal rituale delle Esequie. Sia raccomandato agli eventuali presenti il rispetto delle distanze imposte dalla normativa. La Messa esequiale sarà concordata con la famiglia a tempo opportuno al termine dell’emergenza;
  5. Negli oratori restino chiusi i cortili e gli altri ambienti. Pertanto non si prevedano incontri, iniziative, riunioni, annullando, in ogni caso, eventi precedentemente fissati;
  6. È sospesa, anche per i ministri straordinari della comunione eucaristica, la visita ordinaria agli ammalati. I sacerdoti potranno rendersi disponibili in caso di situazioni gravi e laddove richiesti, ma sempre con le dovute precauzioni e protezioni.

MODALITÀ DI AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO, DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI E DEL VIATICO

Qualora ci sia necessità di amministrare il Battesimo, per pericolo di morte, questo avvenga nella forma abbreviata prevista dal Rito, senza toccare il corpo del battezzando e usando guanti monouso per le unzioni. Il ministro mantenga una opportuna distanza dal battezzando e dai genitori e padrini; si omettano il segno della croce sulla fronte del bambino nei riti di accoglienza e il rito dell’effatà in quelli esplicativi. Il Rito si celebri per infusione e non per immersione. Analogamente, per l’Unzione degli Infermi il presbitero usi mascherina e guanti monouso Il Viatico sia portato dal ministro ordinato, senza toccare le labbra del malato, né i familiari, usando mascherina e guanti monouso.

MODALITÀ DI CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

In caso di vera necessità, i Matrimoni potranno essere celebrati alla sola presenza del ministro che vi assiste, dei nubendi e dei testimoni, rispettando sempre le prescrizioni sulle distanze tra i partecipanti.

VALIDITÀ DEI DOCUMENTI CANONICI NECESSARI ALLA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO

Con il Decreto del Vicario Generale del 17 aprile 2020, è stata prorogata la validità di tutti i documenti canonici preliminari al matrimonio, come ad esempio i certificati di battesimo o le pubblicazioni effettuate. Rimangono esclusi dalla proroga l’esame dei nubendi, la cui validità è di sei mesi dal giorno in cui è stato effettuato, e il nulla osta civile, che vale 180 giorni. Tale proroga riguarda i documenti relativi ai matrimoni che si celebreranno sia in questa Arcidiocesi sia al di fuori di essa. Per maggiori dettagli si veda la Nota del Servizio Disciplina dei Sacramenti del 17 aprile 2020.

ALCUNE INDICAZIONI IGIENICHE

Nelle sagrestie si curi con particolare attenzione l’igiene ambientale e la conservazione delle ostie e del vino destinati alla consacrazione. Si provveda a dotarsi di un dispensatore di soluzione igienizzante e di asciugamani di carta monouso. La biancheria dell’altare si cambi frequentemente. Si abbia molta cura nel toccare i vasi sacri con le mani sempre pulite. Una particolare attenzione si abbia all’altare, durante la liturgia eucaristica: il corporale con le specie eucaristiche venga collocato a distanza da chi presiede, e il più possibile le specie stiano coperte. Il pane su cui viene pronunciata la formula di consacrazione venga consumato interamente dal presidente e non diviso con altri. Nel caso che, oltre al presidente, altri debbano comunicarsi al calice, si usino calici distinti per chi presiede e gli altri. Molta cura si abbia anche nella purificazione. Il calice lo purifichi lo stesso ministro che vi ha bevuto. Qualora vi sia sospetto di possibile contaminazione l’acqua della purificazione delle dita e dei vasi sacri può essere versata nel sacrario.

IN CASO DI IMPOSSIBILITÀ DI CELEBRARE IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

Poiché si verificherà l’impossibilità di celebrare il sacramento della penitenza, per la ragionevole e responsabile prudenza legata all’emergenza sanitaria, si ricordi quanto la Chiesa insegna: quando si è sinceramente pentiti dei propri peccati, ci si propone con gioia di camminare nuovamente nel Vangelo e, per un’impossibilità fisica o morale, non ci si può confessare e ricevere l’assoluzione, si è già realmente e pienamente riconciliati con il Signore e con la Chiesa (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1451-1452). Pertanto, a misura della sincerità del pentimento e del proponimento, nell’intimità con il Signore si faccia un atto di profonda contrizione e si scelga un gesto di penitenza che in qualche modo ripari al male commesso e rafforzi la volontà di servire il Signore. Non appena venga meno quell’impossibilità, si cerchi comunque un confessore per la confessione e l’assoluzione. L’impossibilità di celebrare il sacramento non impedisce alla misericordia infinita di Dio di raggiungere, perdonare, salvare ogni suo figlio, ogni sua figlia. A seguito della nota pubblicata dalla Penitenzieria Apostolica il 19 marzo 2020 contenente norme per l’assoluzione generale, l’Arcivescovo dispone che si possa celebrare nelle RSA. I Cappellani, o i Parroci delle Parrocchie in cui insistono le strutture, d’accordo con i Responsabili delle stesse, valutino le necessità e le reali possibilità di intervento richiedendo il necessario decreto dell’Ordinario diocesano alla Cancelleria Arcivescovile (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

INDULGENZA PLENARIA

Il Santo Padre Francesco concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa o della Divina Liturgia, alla recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, alla pia pratica della Via Crucis o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio oppure ad altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile.

Gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus secondo le parole del divino Redentore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13), otterranno il medesimo dono dell’Indulgenza plenaria alle stesse condizioni.

È concessa alle medesime condizioni l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio o altre forme proprie delle rispettive tradizioni orientali di appartenenza per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.

La Chiesa prega per chi si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi e del Viatico, affidando alla Misericordia divina tutti e ciascuno in forza della comunione dei santi e concede al fedele l’Indulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera (in questo caso la Chiesa supplisce alle tre solite condizioni richieste). Per il conseguimento di tale indulgenza è raccomandabile l’uso del crocifisso o della croce (cf. Enchiridion indulgentiarum, n.12).

CELEBRAZIONI DELLE PRIME COMUNIONI E DELLE CRESIME

Al termine dell’emergenza sanitaria, i Parroci e i Responsabili delle Comunità Pastorali insieme con le loro comunità educanti decideranno quando celebrare le Prime Comunioni. Per le Cresime, se le date fissate saranno praticabili esse resteranno immutate, altrimenti saranno posticipate.