fascicolo de Il Ponte 2017

…. bisogna fare spazio al nuovo arrivato!!! Così succede in ogni famiglia quando arriva un ospite: tutto viene modificato (spazi, tempi, abitudini ….) perché chi arriva si senta accolto. Succede anche nelle comunità cristiane: chi ha seguito gli avvisi in chiesa nel mese di luglio sarà già a conoscenza del fatto che la nostra unità pastorale, composta dalle parrocchie di Gazzada, Schianno e Lozza, si allargherà alla parrocchia di Morazzone in attesa che venga creata la Comunità Pastorale. Qualche “prova generale” è stata fatta durante lo scorso anno con la pastorale giovanile: i quattro oratori hanno pensato, programmato e operato insieme, con buoni risultati.

 

Io mi occuperò, come amministratore parrocchiale, delle quattro parrocchie, in attesa che venga nominato un parroco che si occuperà anche della creazione della comunità pastorale. In questo arco di tempo (direi all’incirca il prossimo anno) bisogna perfezionare il lavoro comunitario delle quattro parrocchie.

Due considerazioni:

  1. Lavorare insieme è difficile. Da soli è meglio e si fa prima! Certo, ma tutti ci rendiamo conto ormai che le forze vengono meno, abbiamo bisogno di aiutarci gli uni gli altri. Mettersi insieme non disperde, al contrario rafforza il lavoro!
  2. Se altri vengono a ingombrare, mi ritiro nella mia cameretta e faccio prima. Certo, dove posso stare tranquillo ma non in pace, perché la pace sta nel lavorare serenamente con altre persone.

Allora la parola d’ordine di quest’anno sarà: collaborazione.

Mi servo di un’omelia del cardinale Martini, che commentava l’episodio della tempesta sul lago: “Vorrei soffermarmi ad analizzare meglio questa sensazione, quella che si coglie quando avvertiamo di essere sulla barca insieme a Gesù. E’ la stessa che ci coglie quando allarghiamo lo sguardo e ci accorgiamo che in realtà i nostri compagni di viaggio sono molti altri uomini e donne, tutti coloro che in qualche modo toccano la nostra vita. Questa sensazione ci coglie poi quando ci rendiamo conto che non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia, ma dobbiamo, per amore o per forza, riconoscere che siamo abitanti di questo pianeta in viaggio verso l’eternità. Ormai non possiamo più scendere dalla barca o buttarci giù dal treno. E’ meglio vivere in pace con i compagni di viaggio, qualunque essi siano, imparando a conoscerli, a sopportarli e, se si può, perfino ad amarli. Sarebbe pericoloso, inconcludente e alla fine disastroso perderci in critiche e divisioni che ci porterebbero a vivere questo viaggio come un continuo conflitto. La nostra sopravvivenza come genere umano è legata alla capacità di sentirci tutti sulla stessa barca e di trovare le occasioni per valorizzare questo fatto, sapendo che, seppure invisibilmente, Gesù è in mezzo a noi”.

Collaborazione e stima delle persone con cui saremo chiamati a collaborare: mi sembra la strada giusta da percorrere, ricordando sempre che le diversità non sono ostacoli alla comunione, al contrario la costruiscono e la arricchiscono.

Ci auguriamo reciprocamente un buon cammino, uniti nella preghiera e nella carità del Signore.

Don Daniele

 

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