copertina fascicolo il ponte settembre 2020 ver2

 INFONDA DIO SAPIENZA NEL CUORE
- Si può evitare di essere stolti -

Carissimi e Carissime, “Infonda Dio Sapienza nel cuore - si può evitare di essere stolti”

           così si intitola la Lettera Pastorale del nostro Vescovo Mario per quest’anno pastorale 2020-2021.

 

L’occasione che ha motivato il tema della lettera è stata, inevitabilmente, l’esperienza complicata e sofferta della pandemia: tante sono state le considerazioni e le parole impiegate come commento a ciò che si stava vivendo, ora è necessario riflettere seriamente su tale vissuto e tale riflessione non può prescindere, per noi credenti, dall’ascolto di Dio. Tale dovrebbe essere la Sapienza: mentre ci rivolgiamo a Lui  tentiamo con Lui di accogliere gli insegnamenti che il vissuto trascorso può consegnarci. Rimuovere semplicemente il fatto augurandosi un semplice ritorno a ciò che era prima ci pare infatti un atteggiamento almeno ingenuo e che non ci eviterebbe il disastro della “stoltezza”, come invece auspica il sottotitolo della lettera. E tutto questo per più motivi.

Il primo è che sarebbe almeno da verificare se il “prima” era così buono per augurarsi un suo ritorno.

Il secondo è che è impossibile ignorare o pretendere di dimenticare un’esperienza così faticosa e dolorosa per troppe persone.

Il terzo è che molti hanno pur ammesso che il periodo della pandemia, con i risvolti sociali imposti dal preservare la salute di tutti, non è stata solo una esperienza negativa ma è stata anche un’occasione per riscoprire tempi, relazioni, affetti che prima si stentava ad apprezzare o ad avere.

Anche da un punto di vista pastorale, se da una parte sono evidenti i “danni” che la pandemia ha arrecato al vissuto comunitario della Chiesa (vissuto che essendo essenzialmente comunitario è stato particolarmente colpito dalla “chiusura”), dall’altra tale evento ci ha costretto ad inventarci modalità e possibilità nuove che ci hanno evitato il rischio di smettere di annunciare il Vangelo. Oseremmo anche dire che tali eventi sono stati anche l’obbligata “spinta” verso novità pastorali necessarie ma di cui tante volte si ha paura, paura che troppe volte ci spinge a conservare “ciò che si è sempre fatto”, atteggiamento certo assai più rassicurante ma lontano da quello Spirito che “soffia e va dove vuole”, Spirito di cui “senti la voce ma che non sai di dove viene e dove va” (Gv 3,8).

“Insomma, la vita di tutti e di tutte le comunità ha avuto un brusco arresto e molte abitudini sono state sconvolte. Nel nervosismo dell’incertezza talora anche i linguaggi sono diventati aspri e le parole amare, anche nelle comunità cristiane. La pressione e la suscettibilità hanno indotto talora alla contrapposizione piuttosto che ad una più intensa solidarietà e ad una più benevola comprensione. Che cosa è successo? Come siamo diventati? Quale volto presenta la nostra Chiesa? E la nostra società? Che cosa dovremmo cambiare? Quali scenari si aprono per le famiglie, la scuola, la salute, il lavoro e l’economia? Mentre viviamo l’esperienza drammatica dell’epidemia e la città non è ancora libera dal virus che l’ha umiliata, desidero invitare tutti a disporsi a far emergere le domande profonde che interpellano la nostra fede e il pensiero del nostro tempo” (Mario Delpini, Proposta pastorale anno 2020 - 2021, pag. 16-17)

Le feste di inizio di questo settembre non saranno come quelle degli altri anni, non potremo fare tutto quello che facevamo un tempo: quindi avremmo più tempo per regalarci momenti distesi di confronto, di preghiera, di riflessione, momenti per dialogare, pensare e prepararci adeguatamente ad un anno di attività delicato e prezioso, avremo tempo per riflettere con cura sulle domande che il Vescovo ci propone.

Ecco perché abbiamo proposto tre importanti incontri di testimonianza-riflessione sul tema.

 

UNA NOTA DI STILE PER QUESTE FESTE

Ci auguriamo inoltre che le numerose iniziative descritte più avanti, da quelle più serie a quelle più divertenti, conoscano la partecipazione di tutti i parrocchiani in tutte le feste, per cui la festa dell’una diventa anche la gioia delle altre, le comunità si incontrano con le altre nelle rispettive parrocchie, il servizio alla Chiesa diventa generosità di tutti per tutti: potrebbe essere questo un primo importante segno che abbiamo imparato qualcosa e stiamo diventando più sapienti?

 

Con affetto

don Stefano con

don Luigi, don Gino, don Romano, diacono Claudio

 

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