Siate voi i colori del mondo, la primavera di questo tempo
L’omelia dell’Arcivescovo
«Le orecchie sono fatte per ricevere i suoni, la musica e il rumore, servono per catturare ogni suono, le parole buone e anche quelle cattive, quelle che non si devono dire. Gli occhi sono fatti per vedere – vedo i fiori e la spazzatura, ma vedo anche la lampada che mi ricorda che Gesù è presente nel tabernacolo, anche se non lo vedo – e per catturare tutto quello che sta intorno», dice il Vescovo.
E, poi, il gusto: «sento quello del cibo e dell’ostia consacrata»; il tatto che «è fatto per prendere cose, per stringere la mano amica, per abbracciare la mamma, per prendere, qualche volta, quello che nono si dovrebbe». Il tatto delle mani, «con cui tocco anche il crocifisso e gli faccio una carezza, attraverso il quale prendo e stringo quello che mi interessa».
Ancora, «con l’odorato sentiamo il profumo e pure la puzza. I sensi servono per ricevere i messaggi dell’ambiente in cui viviamo, ma noi non siamo fatti solo per ricevere. Lo Spirito di Dio, che viene in noi, ci rende capaci di iniziare a dare: ecco perché siamo vivi, perché non soltanto riceviamo, ma doniamo, non siamo solo amati e serviti, ma serviamo».
Da qui, la consegna: «Ringraziate per ciò che ricevete, gustate, odorate, sentite, toccate, ma cominciate a dare, seminate sorrisi, dite parole buone, Offrite abbracci e carezze, diffondete il profumo della bontà, condividete quanto nutre il vostro corpo e la vostra anima».
«Ricevete la Cresima che rende capaci di donare, di prendersi cura degli altri perché siano contenti, fate qualcosa per gli altri, non pretendete solo che si faccia qualcosa per voi».
Un invito che diviene, nelle parole che l’Arcivescovo scandisce, un compito affidato direttamente a ragazze e ragazzi. «Prendete un foglio e scrivete: “Chi posso rendere contento oggi?”. Appendetelo sulla porta della vostra camera. Ogni mattina, leggetelo, e, alla sera, domandatevi chi avete reso contento. Se avrete dato gioia a qualcuno, potete dormire tranquilli perché l’angelo di Dio vi accompagna con il suo sorriso. Incarico anche catechiste e catechisti di venire nelle vostre case per vedere se avete seguito quanto vi ha chiesto il Vescovo».
Ormai, con il sole che sta tramontando, ci si avvia verso gli ultimi degli otto momenti dell’incontro. La serata si conclude con la descrizione del gesto missionario – per il quale si raccolgono le offerte all’uscita -. Un progetto per costruire, in Libano, la prima comunità per minori non accompagnati scappati dalla guerra in Siria (sulle gradinate i figuranti disegnano, allora, una casa con al centro un grande cuore rosso). Infine, la preghiera per l’oratorio, composta dallo stesso Vescovo, la recita corale del Padre Nostro tenendosi per mano e la benedizione. Mentre migliaia e migliaia di luci dei telefonini si accendono – «per dare un significato di fraternità alla città e per illuminare, con la nostra piccola luce, portando la benedizione del Signore»-, si liberano in cielo i palloncini colorati e l’Inno alla Gioia di Beethoven accompagna l’Arcivescovo e i Vicari in un altro giro di campo. Ovviamente pieno di entusiasmo.